CAMBIARE SI PUO', SE NON ORA QUANDO!

sabato 31 marzo 2012

A PROPOSITO DI BIOGAS.......


 Impianti a Biomasse



Gli impianti energeti da fonte rinnovabile, in particolare quelli a biomasse, fanno parte dell'insieme delle opportunità che si presentano agli operatori per concorrere al raggiungimento dell'obiettivo nazionale di conseguire nel 2020 una quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo, pari a 17 per cento.
Le centrali a biomassa non sono problema, anzi, quando sono asservite alle aziende agricole o sono realizzate secondo i criteri della filiera corta (max 70 km di distanza della centrale dalla sede di produzione della biomassa) in contesti in cui vi è disponibilità di materiale legnoso, vanno favorite.
Lo scenario cambia quando si propaganda la realizzazione di centrali a biomasse come strumento per abbattere le emissioni di CO2 ma si utilizzano bioliquidi o biomasse di dubbia provenienza ( spesso si tratta di oli vegetali, come quello di palma, importati da paesi in cui loro produzione reca gli stessi scempi che poi si dice di evitare nel paese di consumo), oppure a copertura di altre finalità, come l'utilizzo di rifiuti ad alto potere calorifico (CDR) miscelato ad altre biomasse provenienti dai cicli di lavorazione delle industrie agroalimentari (scarti del settore ortofrutticolo, scarti delle macellazioni, vinacce, ecc.). In questo caso siamo quasi sempre al cospetto di impinti di potenza molto elevata, non inferiore a 5 MW o ad ogni modo superiore ad 1 MW. Quì vanno valutati molti profili problematici come le emissioni di polveri sottili e l'incremento dei trasporti su territori spesso già saturi, con danni ai cittadini ed all'ambiente.
Va detto che l'ultimo decreto legislativo sulle fonti rinnovabili, il Dlgs n. 28/2011, ha imposto requisiti più stringenti per le centrali a biomasse. Nella stessa direzione vanno le Linee guida per la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili (DM 10 settembre 2010).

Il decreto legislativo n. 28/2011, art. 24 comma 2, tra l'altro, prevede che l'incentivo tiene conto:

<< g) per biogas, biomasse e bioliquidi sostenibili l'incentivo tiene conto della tracciabilità e della provenienza della materia prima, nonché dell'esigenza di destinare prioritariamente:

1) le biomasse legnose trattate per via esclusivamente meccanica all'utilizzo termico;

2) i bioliquidi sostenibili all'utilizzo per i trasporti;

3) il biometano all'immissione nella rete del gas naturale e all'utilizzo nei trasporti;

4) per biogas, biomasse e bioliquidi sostenibili, in aggiunta ai criteri di cui alla lettera g), l'incentivo è finalizzato a promuovere:

1) l'uso efficiente di rifiuti e sottoprodotti, di biogas da reflui zootecnici o da sottoprodotti delle attività agricole, agro-alimentari, agro-industriali, di allevamento e
forestali, di prodotti ottenuti da coltivazioni dedicate non alimentari, nonché di biomasse e bioliquidi sostenibili e biogas da filiere corte, contratti quadri e da intese di filiera;

2) la realizzazione di impianti operanti in cogenerazione;

3) la realizzazione e l'esercizio, da parte di imprenditori agricoli, di impianti alimentati da biomasse e biogas asserviti alle attività agricole, in particolare di micro e minicogenerazione, nel rispetto della disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato.>>

Pertanto, in caso ci trovassimo di fronte ad esprimere giudizi sugli impianti a biomasse, le valutazioni andrebbero fatte caso per caso, non obiettando sui piccoli imimpianti realizzati dagli agricoltori, esprimendo cautele e tempi di approfondimenti se si trattasse di impianti di grossa potenza, realizzati da soggetti industriali o ad ogni modo estranei al settore energetico.