CAMBIARE SI PUO', SE NON ORA QUANDO!

giovedì 20 settembre 2012




 
  di ANDREA PAGANELLA




Sono passati ormai alcuni mesi dall’elezione di Roberto Maroni alla segreteria della Lega Nord e l’autunno si presenta come il primo grande banco di prova per la “Lega 2.0″. Le aspettative sono molte e, lo sappiamo, più ambizioso è l’obiettivo che ci si pone, più rovinosa e dolorosa può essere la caduta. Così è la vita, così è la politica.
Comunque, anche se del nuovo corso qualcosa si sta già intravedendo, non è mia intenzione esprimere oggi giudizi: troppo poco tempo è trascorso, troppi pochi passi sono stati compiuti. Al contrario, vorrei dare un contributo, critico ma propositivo, che valga quale concreto spunto di riflessione per la nuova dirigenza.

Sono cinque, secondo me, i passi da compiere per passare dalla vecchia Lega alla Lega 2.0.

UNO – “Oggi, chi va in TV è il colpevole da condannare, da giustiziare, è – insomma – un uomo morto. Meglio non andarci”
A chi è capitato in queste settimane di vedere i vari talk show televisivi “generalisti” a cui hanno partecipato anche esponenti leghisti? Dopo la visione, quanto intenso è stato, da uno a cento, il senso di disgusto verso la politica in senso lato? CENTO. Con quanta forza è emerso il messaggio della Lega Nord? ZERO.
Purtroppo è così. Oggi partecipare a queste trasmissioni-pollaio è penalizzante, disarmante, omologante: avete presente quando nei film la vittima di un crimine deve riconoscere il colpevole tra una serie di potenziali candidati disposti dietro a un vetro a specchio? Partecipare in questo momento a programmi di questo tipo è come collocarsi tra la schiera degli indiziati, quasi certificando di far parte a pieno titolo di una classe politica di parolai e incapaci. Oggi meglio non andarci.

DUE – “Parlare solo alla nostra gente, solo ai cittadini del Nord. Fare gli “ecumenici” e parlare di “paese Italia” ci danneggia più di ogni altra cosa”
Il concetto prende spunto da un’evidenza: chi compra il nostro “prodotto” politico? I lombardi, i veneti, i piemontesi, non i romani, non i calabresi, non i pugliesi. E lo comprano perché sanno che è un prodotto il quale, unico nel suo genere, venne creato appositamente per i cittadini padani. Probabilmente, fino ad oggi, non è stato nemmeno il più bello o il più avanzato sul mercato, eppure lo hanno comprato perché diverso da tutti gli altri. Ora, se il nostro prodotto lo dobbiamo vendere SOLO al di sopra di un certo parallelo, per quale motivo molte volte, sempre più spesso, sento esponenti della Lega che fanno i “padri della patria”, parlando di “nostro Paese” e di “Italiani”? Questo ecumenismo comunicativo danneggia “l’unicità” del nostro brand. Occorre parlare solo ai cittadini del Nord, e solo per loro.

TRE – “Essere moderati nella forma non vuol dire essere scialbi e poco incisivi nella sostanza”
Viva la meritocrazia. Avanti le persone capaci. Superiamo la Lega delle boutade continue, dei diti medi e degli elmi bicornuti. Tutte cose giuste, ne abbiamo piene le scatole di una Lega estremista nella forma e poco incisiva e concreta nei contenuti. Non vorrei, però, che questa Lega venisse rottamata in favore di una nuova Lega dove, ad una moderazione negli atteggiamenti, facesse il paio un’eccessiva moderazione negli argomenti. Con le ipocrisie e i buonismi non si è incisivi, si è solo destinati a finire nel tritacarne mediatico che tutto accomuna, livella, omòloga. Come dire: fino a ieri abbiamo fatto i birboncelli e adesso siamo diventati tutti bravi scolaretti. Non è così. Per cambiare, pur riconoscendo i propri errori (ed è bene ogni tanto fare ammenda), non è necessario rinnegare il proprio passato. Si vada a testa alta.

QUATTRO – “La Lega, per farsi interprete degli interessi di una delle comunità più avanzate e sviluppate d’Europa, deve essere essa stessa avanzata e sviluppata dal punto di vista tecnologico e comunicativo”
Un altro paradosso che ha sempre contraddistinto la Lega: nascere nel territorio simbolo del dinamismo economico e, contemporaneamente, essere, tra tutte le formazioni politiche, quella che storicamente ha meno sfruttato le nuove tecnologie di comunicazione online. Oggi le cose vanno un po’ meglio, tuttavia è qui che devono essere investite, senza esitazione, le risorse. E non si pensi che il web sia uno strumento tra i tanti, magari da far presidiare in forma estemporanea o amatoriale a un gruppo di militanti volenterosi con la passione per i social-network. Il web è LO strumento, serve uno staff di professionisti, strategie e progetti organici a tutto tondo.

CINQUE – “Solo l’indipendenza ci salva”
L’ho volutamente lasciato per ultimo ma penso che, dal punto di vista strategico, sia il concetto più importante. Senza questo tutto il resto non conta. Mi è già capitato di scriverlo più volte su queste pagine: ritengo che Maroni debba rilanciare la sfida indipendentista e autonomista. Inequivocabile, in questo senso, è stato l’intervento che il segretario leghista ha pronunciato a Domaso il 15 settembre scorso.
Nessuno più crede alla riformabilità in senso “federalista” del Leviatano italico: basta con le facili ipocrisie e con le pie illusioni, questi vogliono i nostri soldi per mantenere il carrozzone, punto. E per farlo ci stanno portando a fondo. Tra l’altro segnalo che oggi parlare di federalismo in senso stretto suscita nel cittadino medio lo stesso interesse che si ottiene nel disquisire di legge elettorale con doppio turno alla francese, cioè NULLO.
Abbiamo in Europa, penso alla Catalogna o alla Scozia, luminosi esempi di realtà dichiaratamente indipendentiste MA non estremiste, oltretutto declinate secondo sensibilità ideologico-culturali differenti (penso anche a quanto detto da Gilberto Oneto, sempre a Domaso, sull’opportunità che nel supermercato dell’autonomismo ognuno trovi un prodotto gradito).
Pur con toni concreti e di buon senso, evitando quelle esasperazioni folkloristiche che in passato così male hanno fatto alla Lega, non si deve temere di tenere alta la bandiera dell’identità.
Riscaldiamo i cuori, muoviamo finalmente i nostri governatori, i nostri sindaci, i nostri amministratori: la gente deve percepire uno “strappo”, anche istituzionale, da Roma, pena l’oblio.



giovedì 12 aprile 2012




Buone notizie! La Cassazione ha finalmente stabilito che la tassa sui rifiuti solidi urbani è di fatto una tassa e non una tariffa: di conseguenza è stata applicata l'IVA su un importo a cui non andava applicata in quanto "tassa". Pertanto ,tutti gli utenti, hanno diritto al rimborso del 10% dei 10 anni retroattivi. In...oltre, visitando il sito di "federconsumatori" si evince che chi chiede il rimborso, che come al solito arriverà molto lentamente, bloccherà di fatto l'IVA sulle fatture prossime. Chi non lo farà continuerà a pagare tutto come prima perchè, come al solito in Italia, non tutti conoscono i propri diritti.


sotto è presente il link per scaricare il modulo


sabato 31 marzo 2012

A PROPOSITO DI BIOGAS.......


 Impianti a Biomasse



Gli impianti energeti da fonte rinnovabile, in particolare quelli a biomasse, fanno parte dell'insieme delle opportunità che si presentano agli operatori per concorrere al raggiungimento dell'obiettivo nazionale di conseguire nel 2020 una quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo, pari a 17 per cento.
Le centrali a biomassa non sono problema, anzi, quando sono asservite alle aziende agricole o sono realizzate secondo i criteri della filiera corta (max 70 km di distanza della centrale dalla sede di produzione della biomassa) in contesti in cui vi è disponibilità di materiale legnoso, vanno favorite.
Lo scenario cambia quando si propaganda la realizzazione di centrali a biomasse come strumento per abbattere le emissioni di CO2 ma si utilizzano bioliquidi o biomasse di dubbia provenienza ( spesso si tratta di oli vegetali, come quello di palma, importati da paesi in cui loro produzione reca gli stessi scempi che poi si dice di evitare nel paese di consumo), oppure a copertura di altre finalità, come l'utilizzo di rifiuti ad alto potere calorifico (CDR) miscelato ad altre biomasse provenienti dai cicli di lavorazione delle industrie agroalimentari (scarti del settore ortofrutticolo, scarti delle macellazioni, vinacce, ecc.). In questo caso siamo quasi sempre al cospetto di impinti di potenza molto elevata, non inferiore a 5 MW o ad ogni modo superiore ad 1 MW. Quì vanno valutati molti profili problematici come le emissioni di polveri sottili e l'incremento dei trasporti su territori spesso già saturi, con danni ai cittadini ed all'ambiente.
Va detto che l'ultimo decreto legislativo sulle fonti rinnovabili, il Dlgs n. 28/2011, ha imposto requisiti più stringenti per le centrali a biomasse. Nella stessa direzione vanno le Linee guida per la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili (DM 10 settembre 2010).

Il decreto legislativo n. 28/2011, art. 24 comma 2, tra l'altro, prevede che l'incentivo tiene conto:

<< g) per biogas, biomasse e bioliquidi sostenibili l'incentivo tiene conto della tracciabilità e della provenienza della materia prima, nonché dell'esigenza di destinare prioritariamente:

1) le biomasse legnose trattate per via esclusivamente meccanica all'utilizzo termico;

2) i bioliquidi sostenibili all'utilizzo per i trasporti;

3) il biometano all'immissione nella rete del gas naturale e all'utilizzo nei trasporti;

4) per biogas, biomasse e bioliquidi sostenibili, in aggiunta ai criteri di cui alla lettera g), l'incentivo è finalizzato a promuovere:

1) l'uso efficiente di rifiuti e sottoprodotti, di biogas da reflui zootecnici o da sottoprodotti delle attività agricole, agro-alimentari, agro-industriali, di allevamento e
forestali, di prodotti ottenuti da coltivazioni dedicate non alimentari, nonché di biomasse e bioliquidi sostenibili e biogas da filiere corte, contratti quadri e da intese di filiera;

2) la realizzazione di impianti operanti in cogenerazione;

3) la realizzazione e l'esercizio, da parte di imprenditori agricoli, di impianti alimentati da biomasse e biogas asserviti alle attività agricole, in particolare di micro e minicogenerazione, nel rispetto della disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato.>>

Pertanto, in caso ci trovassimo di fronte ad esprimere giudizi sugli impianti a biomasse, le valutazioni andrebbero fatte caso per caso, non obiettando sui piccoli imimpianti realizzati dagli agricoltori, esprimendo cautele e tempi di approfondimenti se si trattasse di impianti di grossa potenza, realizzati da soggetti industriali o ad ogni modo estranei al settore energetico.

mercoledì 1 febbraio 2012

Testimonianze storiche di Ferrara padana


Testimonianze storiche di Ferrara padana

Un dipinto su Pontida (proprietà di un noto collezionista ferrarese) e la tomba di papa Urbano III nel duomo di Ferrara, il pontefice milanese in lotta con l’imperatore Federico Barbarossa, documentano l’interesse della città in riva al Po per le vicende storiche che l’hanno vista protagonista in difesa della libertà ai tempi della Lega Lombarda.
L’opera, di buona fattura per la sicurezza della pennellata accademica e dello stile delle figure, è oggetto di interesse da parte di importanti case d’asta italiane e straniere, attente a valorizzare il mercato d’arte dell’800. Al fine di mantenere il dipinto in terra padana, si sta attivando la Lega Nord di Ferrara per sensibilizzare i nostri militanti, magari con l'idea di lanciare una sottoscrizione per quote diversificate alla portata di tutte le tasche, promuovendo così l’acquisto del dipinto ed esporlo in via Bellerio, per ricordarci che Lega vuol dire unione, forza, coraggio, come ci hanno insegnato i nostri avi a Pontida.

Chi ha modo di visitare la città estense, potrà vedere con un occhio attento rivolto al romanico padano l’originale facciata del duomo, iniziato nel 1135 da Nicolao sculptore, così si firma il mastro costruttore in una formella del portale l’autore della cattedrale, per dimensioni tra le più imponenti opere di architettura sacra della Padania, un segno della ricchezza raggiunta dalla città grazie ai traffici lungo il Po in età medievale.
All’interno della chiesa, si trova un altro segno di storia padana, il monumento funebre di Urbano III, il papa milanese della famiglia Crivelli, eletto nel conclave di Verona il primo dicembre 1185 e morto a Ferrara il 20 ottobre 1187. Il pontefice, a causa delle vicende storiche che lo videro impegnato a sanare i contrasti tra papato e impero, non riuscì mai a raggiungere Roma.
Ferrara, non va dimenticato, ha avuto un ruolo di primo piano nella Lega Lombarda, essendo stata tra le cinque città alleate contro il Barbarossa (il 7 aprile 1167 presso l'abbazia di Pontida, venne suggellato il patto della Lega formata da Milano, Lodi, Piacenza, Parma e Ferrara). Questo momento aulico è stato raffigurato in un grande quadro (cm 210x118), opera commissionata nell’800 dall’abbazia di Pontida ad un artista (forse di scuola lombarda come rivela il contrasto tra ombra e luce tipico dei neo-caravaggeschi), realizzato secondo la moda del tempo con l’intento celebrativo di carattere storico.